Villa Laura, un gioiello Liberty a Cagliari

Valentina Panzera

Villa Laura, incastonata lungo viale Sant’Avendrace a Cagliari, è una delle dimore storiche più affascinanti e, al tempo stesso, più dimenticate della città.


Un tempo simbolo di eleganza e cultura, oggi la villa versa in uno stato di desolazione che sembra alimentare le voci su strani fenomeni e segreti sepolti nel tempo.


Un’eredità Liberty e il legame con Tuvixeddu


Edificata nel 1907 su progetto dell’ingegnere Giuseppe Manunza, Villa Laura fu concepita come residenza di campagna per Carlotta Lai e il marito, il maestro Francesco Murru.

Dedicata alla loro unica figlia, Laura Murru, stimata professoressa di Storia e Filosofia e talentuosa pittrice, la villa divenne presto un punto di riferimento culturale, ospitando salotti letterari e artistici.


L’edificio si sviluppa su quattro piani e vanta ben 22 stanze, con interni impreziositi da affreschi del maestro Giuseppe Cita, porte con maniglie in ottone e una maestosa scala in marmo e ferro battuto.


Ma è il giardino circostante a nascondere un dettaglio enigmatico: la villa si erge proprio sul confine della Necropoli Punica di Tuvixeddu, il più grande cimitero fenicio-punico del Mediterraneo.

Questo legame con l’antichità ha alimentato racconti inquietanti su presenze spettrali e fenomeni inspiegabili.


La leggenda della donna velata


Tra le storie più affascinanti che circolano su Villa Laura, si narra dell’apparizione di una figura femminile avvolta da un velo nero che, nelle notti di luna piena, si aggirerebbe tra le finestre superiori della villa.


Alcuni sostengono si tratti dello spirito di Laura Murru, che non avrebbe mai lasciato la dimora, mentre altri la collegano alle anime dei defunti sepolti nelle tombe puniche sottostanti.


Testimoni raccontano di luci fioche che si accendono all’improvviso e di un’atmosfera carica di energia inspiegabile.


Il declino e il mistero del piano di recupero fantasma


Nel 2009, la Regione Autonoma della Sardegna acquistò Villa Laura per quasi due milioni di euro, con il proposito di trasformarla nell’ingresso del Parco Archeologico di Tuvixeddu e di ospitare il Museo di Sant’Avendrace.


Tuttavia, il progetto non si concretizzò mai, e la villa iniziò un inesorabile declino.

Il giardino, un tempo rigoglioso, è ormai invaso da erbacce e detriti, e le due imponenti palme che svettavano all’ingresso sono state distrutte dal punteruolo rosso.


Le intemperie e il disinteresse istituzionale hanno contribuito al crollo di parti della struttura, mentre la scala monumentale mostra segni evidenti di degrado.

Ma ciò che alimenta il mistero è la scomparsa di alcuni documenti relativi al progetto di recupero.


Il futuro di Villa Laura: speranza o oblio?


Gli eredi della famiglia Murru e la comunità cagliaritana continuano a sperare in un intervento per salvare questo pezzo di storia locale.


Il tempo però scorre inesorabile, e la villa rischia di sprofondare definitivamente nell’oblio, portando con sé i suoi misteri mai svelati.


Villa Laura resta un simbolo del passato di Cagliari: un luogo intriso di storia, bellezza e un’aura di mistero che continua ad affascinare chiunque vi passi accanto.


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NOTIZIE ED EVENTI A CAGLIARI

Autore: Valentina Panzera 26 ottobre 2025
C’è un luogo a Cagliari dove la storia non si legge soltanto nei libri, ma si respira nell’aria, tra la pietra calcarea e il silenzio sospeso del tempo: il colle di Tuvixeddu. Parte da qui una delle nostre esperienze più affascinanti: la visita guidata a Tuvixeddu, un viaggio tra mito, memoria e archeologia, pensato per chi vuole scoprire l’anima più antica della città. Guidati da Valentina, guida turistica abilitata, cammineremo lungo i sentieri di un colle che per millenni è stato al centro della vita (e della morte) di Karalis. Qui, tra le rocce scavate e le tombe silenziose, si nasconde la più grande necropoli punica del Mediterraneo: oltre mille sepolture che raccontano riti, simboli e credenze di un popolo capace di dialogare con la natura e di trasformarla in un luogo sacro. Ma Tuvixeddu non è solo archeologia: è una chiave di lettura per comprendere Cagliari nella sua interezza. Dalle prime comunità neolitiche ai Fenici, dai Cartaginesi ai Romani, fino al Medioevo e all’epoca industriale, ogni epoca ha lasciato la sua impronta su questo colle. La visita guidata è un percorso che intreccia le storie di uomini e civiltà, di fede e di lavoro, di distruzione e rinascita. Senza svelare troppo, vi diciamo solo che, passo dopo passo, incontreremo tombe scavate nella roccia, affreschi nascosti, simboli misteriosi e resti di antiche opere idriche romane. Dalla sommità del colle, lo sguardo spazierà sulla laguna di Santa Gilla, dove un tempo sorgeva Santa Igia — la città perduta del Giudicato di Cagliari, oggi sepolta sotto la città moderna. E sarà impossibile non lasciarsi travolgere dal fascino di un paesaggio che, da secoli, unisce sacro e quotidiano. Tuvixeddu è anche un luogo di riflessione: sulla memoria, sulla tutela del patrimonio e su come l’uomo, nei secoli, abbia saputo (e talvolta distrutto) la propria storia in nome del progresso. Davanti al grande “Catino”, la ferita lasciata dalle cave del Novecento, il contrasto tra passato e modernità si fa tangibile — un silenzioso monito sul valore del tempo e sulla necessità di conservarne le tracce. Questa visita non è solo un percorso guidato, ma un’esperienza sensoriale ed emotiva. È un invito a guardare oltre le apparenze, a immaginare la vita che si muoveva tra queste rocce, a percepire la spiritualità di un luogo che ha accompagnato Cagliari fin dalle sue origini. 👉 Se ami la storia, l’archeologia e i misteri della tua città, e vuoi vivere un’esperienza totalmente immersa nella fascino di un colle antico Tuvixeddu è una tappa imprescindibile. Prenota la tua visita guidata e lasciati accompagnare in un viaggio indimenticabile tra le radici più profonde di Cagliari. 📍 Colle di Tuvixeddu – Cagliari 👩‍🏫 Guida turistica abilitata n. 20001280 📅 Date e orari su richiesta 📞 Info e prenotazioni WhatsApp: 392 9357962 Un’esperienza firmata Cagliari Vivere in Vacanza – per riscoprire la città dove tutto è cominciato.
Autore: Valentina Panzera 13 settembre 2025
Oggi vi portiamo in un piccolo viaggio nel passato della Sardegna, alla scoperta del suo nome antico e di uno studioso che ha riflettuto profondamente sulle sue origini: il canonico Giovanni Spano. Il nome “Sardegna” e le ipotesi antiche Giovanni Spano pubblicò un testo intitolato “Memoria sopra il nome di Sardegna e degli antichi Sardi in relazione coi monumenti dell’Egitto illustrati dall’egittologo F. Chabas” (1873). In questo scritto si interroga su quale sia l’origine del nome Sardegna. Spano cercava legami storici e linguistici con altri popoli antichi, confrontando monumenti, iscrizioni, e riferimenti, per capire se ci fossero analogie tra gli antichi Sardi e alcune culture mediterranee, come quella egiziana. Ovviamente, molte delle ipotesi sono speculazioni storiche, basate su fonti limitate: iscrizioni, documenti sparsi, tradizioni orali. Ma è proprio questa mescolanza tra storia documentata, mito, lingua, antropologia che rende affascinante la questione. Chi era il Canonico Giovanni Spano Nato a Ploaghe nel 1803, Spano fu sacerdote, archeologo, linguista ed etnologo. Ha contribuito moltissimo alla costruzione della memoria storica della Sardegna. Ha curato lavori fondamentali come il Vocabolario sardo-italiano e italiano-sardo, memorie sui nuraghi, studi di epigrafia, collezioni archeologiche. Spano non aveva tutte le risposte, ma il suo metodo: cercare, confrontare, esplorare le fonti antiche, documentare ogni possibile indizio: questo è ciò che lo rende un personaggio chiave nel capire cosa la Sardegna è stata, e da dove può aver preso il suo nome. L’evoluzione dell’attuale nome “Sardegna” Il nome “Sardegna” deriva dal latino Sardinia, usato dai Romani per identificare l’isola, e dal popolo che vi abitava: i Sardi. I Greci la chiamavano Sardò o Sardṓ (Σαρδώ), e si ritiene che il nome “Sardin-” abbia radici antichissime, forse legate a popoli del Mediterraneo orientale (es. Lidia). “Ichnusa” e la leggenda dietro quel nome Una delle denominazioni più antiche per la Sardegna è Ichnusa (in greco antico Ἰχνοῦσσα), che significa “orma”, “impronta”. Il termine nasce probabilmente da ichnos, “orma / traccia”, con riferimento alla forma dell’isola: vista dal mare o dall’alto pare un’orma / impronta di piede. Un altro nome greco è Sandálion o Sandalia, che richiama la forma a “sandalo” o “sandalo-piede” della Sardegna. La leggenda della “forma-impronta” Secondo tradizione popolare, Dio (o gli Dei nelle versioni mitologiche) avrebbe creato l’isola prendendo un po’ di terra, gettandola in mezzo al mare, e calpestandola con il suo piede. In questo modo l’isola avrebbe preso la sua forma attuale: quella di un’impronta divina nel mare. Questa leggenda si collega bene al nome Ichnusa: “l’isola-impronta”. L’idea è evocativa, suggestiva, un modo per associare il territorio non solo a motivi geografici ma anche spirituali, simbolici. Se il tema vi ha incuriosito seguite Cagliari Vivere in Vacanza su tutti i canali social per altri post e articoli tra storia, misteri, leggende e bellezze della nostra terra. E se lavorate o collaborate con il territorio (turismo, cultura, arte, eventi): contattateci! Ci piacerebbe unire forze per raccontare di più, meglio, insieme.
Autore: Valentina Panzera 11 agosto 2025
Ferragosto a Cagliari: la Vestizione della Madonna Dormiente e la Sagra Estiva di Nostra Signora di Bonaria